AI TEMPI DEL CORONAVIRUS…LA DIFFERENZA TRA ANSIA E PREOCCUPAZIONE

Da qualche mese, a causa del difficile periodo che stiamo vivendo, arrivano a studio persone che chiedono aiuto circa l’ansia provata per il Covid-19.
Spesso mi raccontano che non riescono più a dormire, che non vogliono uscire di casa, che anche al sicuro nelle loro mura domestiche vivono perennemente una sensazione di pericolo. Al contempo alcune persone hanno paura per i propri cari, quali ad esempio i figli che devono comunque andare a scuola o il proprio partner che continua a lavorare in presenza.

Mi sono ritrovata dunque a riflettere ed a far riflettere i pazienti sulla differenza fondamentale che intercorre tra la preoccupazione, contestuale in alcune situazioni, e l’ansia, disturbo che può arrivare ad essere invalidante ma che spesso ci racconta tanto altro rispetto alla sua causa più evidente della pandemia.

Comunemente le persone tendono ad usare i termini preoccupazione ed ansia come fossero sinonimi e corrispondessero agli stessi vissuti emotivi. In realtà si tratta di due esperienze interiori che differiscono sia per caratteristiche che per intensità.

Sottolineo sempre ai pazienti che la preoccupazione è diretta verso qualcosa di specifico ed identificabile. Dunque quando viviamo un sentimento di preoccupazione sappiamo con chiarezza cosa lo sta provocando. Possiamo quindi affermare che la preoccupazione ha a che fare con problematiche oggettive, reali.
Questa identificazione non è possibile con l’ansia: quest’ultima è spesso legata a situazioni più generali, vaghe ed indefinite. Molto spesso i pazienti riferiscono di sentirsi ansiosi senza nemmeno sapere il motivo per cui si sentono così a disagio. La frase che maggiormente sento riferire è “Mi sento in questo modo ma non saprei perchè visto che va tutto bene!”.
Si innesca dunque un pensiero irrazionale, la proiezione futura di qualcosa di negativo che potrebbe accadere ma ancora non è accaduto e lascia la persona in uno stato di perenna “attesa della catastrofe”.
Così delineato si evince dunque che la preoccupazione è congrua in quanto correlata ad un reale problema da risolvere, il quale richiede energia mentale e fisica per reagire. L’ansia porta ad uno stato di allerta e malessere incongrui poiché il problema non esiste se non nella fantasia della persona, e, cosa ancor più dolorosa, non si può risolvere con alcuna azione concreta.

Un’ulteriore distinzione risiede nel fatto che la preoccupazione è limitata nel tempo e circoscritta ad un evento o situazione ben precisa mentre l’ansia, oltre ad essere aspecifica, è ricorrente e pervasiva ed investe molti aspetti della vita di chi ne soffre.
La preoccupazione, avendo a che fare con una specifica area della vita in un dato momento può trovare sollievo in altre aree relazionali: se una persona è preoccupata per una performance lavorativa probabilmente gioverà nell’uscire con gli amici poiché si alleggerirà per qualche ora.
L’ansia invece invade tutte le aree della vita della persona, facendogli esperire negatività, malessere e incertezza in ogni cosa. Invalida il lavoro, gli affetti ed anche le relazioni; alla persona è impossibile trovare pace e tregua anche nelle cose che di solito ama fare.

Differenze tra ansia e preoccupazione si riscontrano anche rispetto alle manifestazioni.
La preoccupazione è basata sul pensiero e si manifesta attraverso il dialogo interno: può causare insonnia ma raramente si esplica anche fisicamente.
L’ansia invece si manifesta con un corollario complesso di sintomi fisici quali battito cardiaco, sudorazione, secchezza delle fauci, digrignamento dei denti o serraggio della mascella (bruxismo), contrazione muscolare quali cervicali e cefalea, mal di stomaco, vertigini.
Molte persone scoprono di soffrire d’ansia dopo che si sono recate presso un medico o in ospedale perchè avvertono problemi cardiaci.

Anche gli effetti a lungo termine di preoccupazione e ansia sono diversi: la preoccupazione lascia dietro di sé nervosismo e stress, l’ansia ci rende insicuri e spaventati quasi dalla vita stessa, nel corso del tempo può trasformarsi in attacchi di panico, disturbi d’ansia più complessi e depressione grave influenzando notevolmente la capacità di funzionare delle persone e la loro qualità di vita.

L’esperienza mi ha insegnato che le persone accettano maggiormente di parlare delle proprie preoccupazioni ma sono più restie nel rivelare di soffrire di ansia. Mentre la preoccupazione sembra socialmente accettabile, l’ansia sembra ancora qualcosa di cui ci si debba vergognare e quindi lo si debba nascondere. Questo si verifica perché la società non cui viviamo non sembra poter tollerare di vederci impauriti e incerti: il modello a cui tendere è quello della persona sicura, determinata e di successo.

La pandemia che stiamo affrontando si presta come terreno fertile per fare esperire alle persone emozioni intense negative spesso legate a vissuti più viscerali e antichi.  Dunque il Covid-19 sembra attivare delle ansie e delle difficoltà che sono sempre state dentro la persona ma non hanno mai trovato una possibilità di manifestarsi. La paura collettiva attuale offre il giusto presupposto per “ammettere di stare male” e fornisce ad alcune persone la possibilità di sentirsi legittimati ad affrontare alcuni nuclei più profondi che difficilmente, in altri momenti, avrebbero trovato spazio per essere fronteggiati.


Ai tempi del Coronavirus… la differenza tra ansia e preoccupazione